Manga College GDR

Il morso della falena, racconto non troppo sensato della cugina svampita Flora

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VedovaCandida
view post Posted on 12/8/2009, 00:35




CAPITOLO 1: le batterie della vecchia Margery

A Lewis cen'erano davvero poche di case stravaganti che potessero competere seriamente con quella.
La dimora pericolante sulla scogliera,appellata dalla gente del posto con il nomignolo di "la catapecchia",non era altro che uno strano assortimento di pezzi di lamiera,travi di legno lunghe e scortecciate,qualche debole innesto in calce e pietra,azzardati incastri di ciottolo di ardesia,ed un sacco di funi nodose e sudice per tenere ben legato il tutto,in modo che il precario equilibrio di quel complesso di inutili cianfrusaglie non si disfacesse come un sorbetto abbandonato al sole.
La struttura bizzarra spuntava su dal terreno simile ad un nero fungaccio di palude proprio sul picco più altro,aspro,scoglioso e instabile della contorta scogliera corrosa e divorata barbaricamente dalle gelide e impietose correnti marine del nord..la spina dorsale su cui era stata costruita era storpiata e gobba,tantochè sembrava che piani avessero un andatura sinuosa che si estendeva in verticale,simile al gancio avvitato di un cavatappi.
Brandelli di panno stinto che somigliavano a silenziosi e laceri cadaveri impiccati erano stati sistemati alla buona come poco efficiente sostituzione per i vetri delle finestre,per non lasciare che esse si affacciassero sul paesaggio brullo e spettralmente verdastro di quell'isolotto scozzese come tante paia scombinate di circolari orbite vuote..Sulle grondaie dentate,i comignoli puntuti,ed ogni altra sporgenza affusolata ed uncinata che facevano apparire la casa come una corolla di denti di pescecane,se ne stava appesa una marea di chincaglieria luccicante:dai tetti pendevano piccole cordicelle a cui erano legati frammenti di specchio,vetri colorati,sassi di fiume con dei fori,conchiglie,ossa di piccoli animali,cocci sparpagliati,lampadine rotte..
Sulle porte e le travi troneggiavano file di vecchio pentolame in rame e ferro arruginito,forchette mutilate,cucchiai curiosamente piegati,coltelli di ogni forma e misura..
Durante le ore di tempesta,di vento impetuoso,di soffio insistente o semplicemente di impalpabile brezza marittima,tutto quel ciarpame dai colori sgargianti sbatacchiava inesorabilmente,confusionariamente,producendo quello che anche se ci si trovava a distanza di chilometri e chilometri poteva essere udito come il baccano più assordante e cacofonico mai strimpellato nemmeno dalla corte demoniaca più fanfarona delle fondamenta della terra.
Era cosa risaputa che la vecchia Margery non fosse la persona più comune e più affidabile al mondo,e nemmeno che nella sua testa regnasse l'ordine più totale,ma il modo in cui aveva agghindato e trasformato la sua abitazione,da prima che poteva aver avuto una forma accettabile ed un aspetto rispettabile,a undici anni dopo,era decisamente impressionante.
Nemmeno nella giovane e decisamente fantasiosa mente di Rala,che se ne stava come una statua di granito sulla soglia dell'angusto edificio,con la paura che bussando sulla porta sconnessa e semiscardinata l'intera cozzaglia le dovesse rovinare addosso,riusciva a comprendere come potesse essere possibile che una signora anziana che dimostrava almeno la veneranda età di 90 anni come Margery Maccoll,avesse potuto realizzare quell'astruso lavoro di scempio..
E c'era anche un'altra cosa che risultava davvero incredibile..un grosso e frondoso olmo,carico dei vivaci colori autunnali,che da sempre sen'era stato buono e fermo sulle sue radici qualche metro alle spalle della parte posteriore della casa,aggrappato all'ultimo brandello di terra che lo separava dal vuoto che si creava quando iniziava lo strapiombo sul mare scuro,ora invece si era come ripiegato in avanti,cingendo in un invadente abbraccio ogni angolo della casa con i rami nodosi e resistenti,abbrancandosi ai muri dalle sommità fino alle fondamenta,tanto che risultava difficile credere che senza il supporto di quell'enorme vegetale,la dimora se ne potesse stare in piedi per conto proprio.
La ragazza non dimostrava più di 17 anni,un po'paffutella,dal viso lentigginoso e dai lineamenti delicati, con una folta e ribelle chioma di lunghi capelli rossicci e riccioluti.
Stava misurando quello spettacolo insolito con l'attenzione sfolgorante e la diffidenza innata dei suoi grandi occhi castani,simili a quelli di un cerbiatto smarrito,le tane scure delle finestre che la fissavano cupamente da sotto il debole strato di lenzuoli lisi,rimuginando seriamente sul da farsi..si era da sempre definita come un tipo riflessivo e taciturno,ma in alcune occasioni non ci voleva molto per vederla mutare in un eccezionale testa calda..in questo caso comunque,valeva la pena di prendere la situazione con disinvoltura e determinazione..del resto era stata sua zia Bonnie,occupata tutto il giorno all'ospedale del villaggio con un caso disperato di meningite selvaggia,a chiederle quella mattina di recarsi al posto suo dalla povera vecchia Marge per compiere quelle poche faccende indispensabili che la nonnina non riusciva più a sbrigare da sola,probabilmente perchè certi bisogni non le attraversavano più nemmeno il corridoio polveroso del cervello,tanto doveva essersi rimbambita passando gli anni da sola in mezzo a quel tugurio.
Rifare il letto,controllare la cassetta della posta(ammesso che ne possedesse una o che non fosse finita anch'essa inglobata tra le braccia di scorza ruvida dell'albero),ritirare il cartone consegnato dal lattaio,mettere a lavare la biancheria ed i vestiti sporchi,dare una ripulita alla casa,sfamare i suoi quattro pigri gattoni ed innaffiare l'olmo possente.
Tutto di quella situazione le intimava di darsela a gambe..lo scricchiolio delle impalcature legnose che sembravano cedere da un momento all’altro,il cigolare del grosso fusto dell’Olmo,che si protendeva sulla casa in modo prepotente,i suoi arti scagliosi aspersi di foglie tremolanti di un rosso sanguigno,alternate ad altre di un arancione incredibilmente acceso,arrivavano fino ad sbucare dalle finestre,insinuarsi nelle tubature,intrecciarsi con le maniglie delle porte,aggrovigliarsi come bisce attorno ai colli oblunghi e spezzati dei gocciolatoi,arrampicarsi lungo le assi inchiodate,facendo sembrare con un effetto piuttosto realistico che l’albero andasse in fiamme,e che l’incendio trascinasse con sé tutta l’abitazione,avvampando in unica,gigante,copiosa criniera di finto fuoco.
E la prospettiva di dover occuparsi di tutte quelle faccende sotto gli occhi spenti di una vecchietta picchiatella le conferiva una certa inquietudine..ma doveva pur farlo..chi altri si sarebbe preso della squilibrata del villaggio?E soprattutto:a chi sarebbe realmente importato dei gatti della nonnina,quando sarebbero rimasti senza una padrona?
Questo le suonava decisamente più convincente,avrebbe affrontato l’impresa per evitare a quelle bestiole un destino peggiore di quello a cui erano di già costrette


Edited by VedovaCandida - 12/8/2009, 23:07
 
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